Padernello è una frazione del Comune di Paese, a circa 10 chilometri da Treviso.
Padernello conta 3.222 abitanti (al 31 dicembre 2019).
Il nome di Padernello è di origine latina, derivante dal termine padus, cioè pioppo.
Le principali strade che transitano per il suo territorio sono la Strada Regionale 53 “Castellana”, che collega Treviso a Castelfranco Veneto e la Strada Provinciale 128 “Capitello” (via Ortigara-via Trento).
A sud, la frazione è attraversata dalla linea ferroviaria Treviso-Vicenza, con le vicine stazioni di Paese ed Istrana.
Le vicende storiche che hanno caratterizzato questo territorio sono in gran parte coincidenti con la storia della parrocchia.
I primi documenti storici in cui viene citato Padernello risalgono al 1152, anno della Bolla di Papa Eugenio III al vescovo di Treviso Bonifacio, dove vengono indicate due parrocchie: quella di San Lorenzo (Padernello) e quella di San Luca (Marzelline), entrambe dipendenti dalla Pieve di Istrana.
È inoltre documentato che nel 1314 due abitanti di Padernello facevano parte del Consiglio dei Trecento di Treviso: Alberto (di Padernello), possidente, con un negozio di “drappiere”1 nel centro di Treviso verso San Vito, e Pietro (di Padernello), notaio. Quest’ultimo – la cui residenza sarebbe stata nell’attuale casa Ferracin, in via Sottana – propose al Consiglio una “mozione”, votata a grande maggioranza, per il diritto alla libertà del Comune di Treviso contro la prepotenza degli Scaligeri.
Nel 1336 il villaggio di Padernello – che contava a quel tempo 840 abitanti – venne devastato, come anche Postioma, Porcellengo e Quinto, dagli Scaligeri in guerra con Treviso. E in quelle incursioni furono incendiate entrambe le chiese di san Lorenzo e di san Luca.
Così “abbruciata e percossa”, la villa di Padernello “era dessa in tale desolazione” da non poter pagare i tributi al Comune di Treviso.
È attribuita al primo parroco di Padernello di cui si ha notizia, prete Gerardo, la ricostruzione della chiesa di san Lorenzo, dopo il 1344.
In quegli anni la vita in questo territorio era particolarmente difficile: si racconta infatti che “nel 1348 e nel 1363 Treviso patì due terribili pestilenze che la decimarono moltissimo riducendola alla miseria”.
Nella prima metà del Quattrocento venne costruita da carrettieri tedeschi la chiesa intitolata a San Gottardo, che si trova lungo l’attuale strada Castellana, per secoli mèta di folle di devoti al santo vescovo tedesco venerato come guaritore delle malattie degli arti inferiori.
La costituzione di un’unica parrocchia avvenne nel 1464 per iniziativa del vescovo Marco Barbo che decise di unificare i tre benefici di San Lorenzo, San Luca e San Gottardo.

Padernello e la famiglia Bianchi
Per un lungo tempo nella storia di Padernello ebbe un ruolo rilevante la famiglia Bianchi, soprattutto nella persona del senatore Maffio Bianchi, che ricoprì la carica di segretario del Senato della Serenissima Repubblica di Venezia, e che risultava proprietario di numerosi edifici e beni in loco.
I primi cenni storici relativi alla famiglia Bianchi risalgono ad una disputa del 1660 tra il parroco don Piacentini e il senatore Maffio per la volontà di quest’ultimo di costruire una casa rustica a ridosso della canonica, creando nei confronti di questa una forma di schiavitù.
Nel 1669 ci fu un’altra disputa tra il parroco e il Bianchi, poiché costui voleva ottenere lo jus-patronato sull’altare della Madonna nella chiesa parrocchiale. Risalgono a quel periodo alcune cospicue donazioni di arredi (il coro, alcuni banchi e il grande armadio della sacrestia) per la chiesa di San Lorenzo.
Tra il 1671 e il 1700 il senatore Bianchi fece costruire la sua villa in stile classicheggiante, su progetto del celebre architetto Giorgio Massari. L’edificio, non lontano dalla piazza principale, è uno dei più notevoli realizzati a Padernello e compare nelle varie mappe, situato dove transita ora via mons. Farina.
Risulta che la famiglia dei nobili Bianchi si estinse nel 1810 quando morì l’ultima discendente, Caterina Bianchi.
La villa Bianchi passerà in proprietà ai “nobili trivigiani Tiretta, e finalmente nella nob. Sign. Augusta Del Fabbro Morenhoffen”. Successivamente, non avendo i proprietari di che mantenerla, la villa sarà demolita. Per lungo tempo del complesso della villa rimase parte della barchessa, poi anch’essa demolita negli anni Settanta, cosicché della villa oggi sono riconoscibili solamente alcuni muri residui, in una proprietà privata in via Trento.

Padernello, Comune per quasi settant’anni
Tra il 1795 e il 1798 Napoleone distaccò Padernello dal Comune di Treviso e lo dichiarò Comune (o Deputazione) a sé stante, comprendendo Porcellengo e assai probabilmente anche Postioma.
Il municipio trovò sede a Marzelline in un palazzo dei nobili Bianchi, oggi di proprietà Francescato. Padernello rimarrà Comune fino al 1866, quando diventerà parte del Comune di Paese.
In quell’anno gli abitanti di Padernello erano 836.

Padernello durante la prima guerra mondiale
Il paese di Padernello fu coinvolto in modo significativo negli eventi della la prima guerra mondiale soprattutto in seguito allo spostamento del fronte lungo il Piave e sul monte Grappa dopo la disfatta di Caporetto.
La canonica ospitò gli ufficiali del “Lancieri di Vercelli”, il Genio di Difesa ed anche soldati inglesi. Il cantina sotterranea della canonica venne utilizzata come “rifugio” durante i sorvoli e i bombardamenti degli aerei tedeschi che avvenivano in modo sistematico.
La chiesa di san Gottardo venne occupata dagli Arditi ed utilizzata come teatro, mentre sul piazzale antistante venne costruito un grande baraccone di mattoni e tavole.
In quel periodo giunsero a Padernello da Cusignana e dai paesi vicini molti profughi, a cui il parroco don Antonio Borsato diede viveri forniti dal Governo o procurati grazie alle offerte dei parrocchiani. La prossimità del fronte permetteva di seguire quasi dal vivo gli eventi bellici: udendo i rumori terribili dei bombardamenti e dei combattimenti; vedendo i bagliori lugubri delle esplosioni che devastavano le vicine montagne.
Durante la Grande Guerra nei campi presso la chiesa di san Luca venne ricavato un campo di volo, sede di varie squadriglie e battaglioni.
Nell’autunno del 1918 anche a Padernello si manifestò la terribile “spagnola”, causando la morte di sei parrocchiani.

Tanti lavori dopo la Grande Guerra
Negli anni che seguirono la guerra vennero eseguiti numerosi, rilevanti lavori di ristrutturazione in tutte e tre le chiese di Padernello.
Nel 1920 venne realizzato in piazza il Monumento ai caduti, opera di Giovanni Battista Donazzan.
Nel 1921 iniziò la costruzione delle “Sale della dottrina”: questo primo intervento riguardò due salette al piano terra ed un salone più grande al piano superiore. Queste verranno provvisoriamente utilizzate nel 1931-32 anche come scuole elementari, mentre il Comune costruiva un nuovo edificio, accanto ad una “palestra” realizzata in precedenza.
Nel 1928 venne costruito dal Comune il nuovo cimitero: in quell’anno gli abitanti di Padernello erano 1.529.
Nel 1932 venne completata un’altra importante opera di pubblica utilità: l’acquedotto.
In quegli anni ci furono anche l’ampliamento del piazzale della chiesa e la sistemazione delle strade di accesso alla piazza.

Padernello durante la seconda guerra mondiale
Anche negli anni della seconda guerra mondiale Padernello si ritrovò direttamente coinvolto, con situazioni difficili da gestire. Basti pensare che nelle scuole elementari dovettero essere ospitati soldati fascisti, mentre gli ufficiali presero posto in canonica e nelle Sale della dottrina cristiane stava “gente della più brutta feccia: anticlericali, ora partigiani ed ora fascisti”.
Nel frattempo numerosi partigiani trovarono nascondiglio e vitto nelle case coloniche, con il pericolo di rappresaglie nel caso venissero scoperti. Una casa venne adibita anche ad infermeria per i partigiani feriti.
Negli anni della guerra numerosi giovani di Padernello vennero arruolati. La popolazione pativa ristrettezze di vario genere e nelle ore notturne sull’intero territorio vigeva il “coprifuoco” con gli aerei statunitensi - denominati “Pippo” – che intervennero più d’una volta sparando a veicoli in transito lungo la strada statale Castellana, causando la morte o il ferimento di più persone.
Dopo il bombardamento dell’aprile 1944 alla città di Treviso circa 250 sfollati vennero ospitati a Padernello.
Nel marzo 1945 due giovani partigiani padernellesi - Luigi Bavaresco, di 20 anni, e Giovanni Gasparini, di 21 - vennero catturati e qualche giorno dopo trucidati a Fagarè. I loro corpi vennero sepolti a Fagarè e riportati a Padernello al termine della guerra.
Nell’aprile dello stesso anno nella campagna di Padernello vennero rinvenuti i cadaveri di due fascisti uccisi: uno di Paese ed uno di Treviso. Per tale fatto il paese corse il rischio di una rappresaglia, già decisa ed infine evitata per il risoluto intervento del parroco don Antonio Borsato.
Il 29 aprile 1945 a Sala d’Istrana un altro giovane di Padernello venne ucciso dalle truppe tedesche in ritirata: Achille Sartor, di soli 17 anni, sepolto con tutti gli onori dalle forze partigiane.

Il secondo dopoguerra a Padernello
Subito dopo la guerra, nel 1946 iniziarono i lavori per l’ampliamento delle Sale della dottrina cristiana, con la realizzazione della sala teatro.
Nel 1951 si registrò un gesto di grande solidarietà: vennero accolti nelle case di Padernello una quarantina di sfollati dal Polesine, dove l’alluvione del Po aveva provocato quasi 100 vittime e 180 mila senzatetto. Con il concorso generoso della gente del paese rimasero per circa un anno.
Nei primi anni Cinquanta venne rifatto d’urgenza il tetto della chiesa parrocchiale dopo che le travi avevano dato chiari segni di cedimento.
Nel 1956 fu necessario mettere mano anche al campanile, che risultava pericolante e che, in seguito al rifacimento della cuspide, cambiò decisamente aspetto, con l’installazione anche di un nuovo orologio.
Nell’agosto del 1958 in seguito a un forte temporale, nella chiesa di San Luca crollarono parte del tetto e la piccola sacrestia. Solo nella seconda metà degli anni Settanta sarà effettuato il rifacimento del tetto di quella chiesa, rendendola così nuovamente agibile, inaugurata con solenne celebrazione nell’agosto del 1977.
Nel 1966 venne inaugurato il nuovo monumento ai caduti, dopo che quello vecchio era stato rimosso nel 1958 nell’ambito dei lavori di asfaltatura della piazza.
Negli anni Sessanta sul retro delle Sale parrocchiali venne ricavato il campo sportivo e successivamente furono costruiti gli spogliatoi, poi messi a disposizione della locale società di calcio.
Nel 1968-69 venne costruita la nuova canonica, realizzata sul retro di quella vecchia, edificio di notevole valore storico-architettonico, purtroppo demolito.
Nel 1969 venne inaugurato il nuovo edificio delle scuole elementari, realizzato in via San Gottardo in sostituzione di quello in via Ortigara, collocato nella linea di atterraggio degli aerei del vicino aeroporto militare di Istrana, con disagi e pericoli per alunni ed insegnanti.

Cave e discariche
Nel territorio di Padernello un’attività che ha lasciato il segno negli ultimi decenni è quella dell’escavazione per l’estrazione della ghiaia. Essa ebbe inizio negli anni Sessanta determinando una riduzione delle aree agricole ed uno stravolgimento del paesaggio in numerosi siti del territorio comunale di Paese, come anche di altri Comuni vicini della pianura trevigiana: Morgano, Istrana, Vedelago, Trevignano, Volpago, Ponzano Veneto, Povegliano, Nervesa della Battaglia, ecc.
A Padernello le prime cave vennero realizzate negli anni Sessanta, nella campagna a sud della ferrovia, nei pressi di Via Nazionale, tra l’altro denominate “Padernello”, ma estese anche nel territorio di Paese-capoluogo e del Comune di Morgano. Altri due siti di escavazione vennero aperti negli anni Settanta in prossimità di via Mons. Farina.
In due casi – la cava Tiretta” ed ex SEV di via Veccelli – dopo l’escavazione i siti sono diventati discariche di rifiuti, causando inquinamento ed ulteriori disagi per la popolazione residente.

Nuove aree residenziali
Un notevole incremento degli abitanti di Padernello è avvenuto in seguito alla realizzazione di alcune aree residenziali: negli anni Settanta il cosiddetto "Villaggio del Sole" (via Benedetto Marcello, via Sant’Ambrogio, via Sant’Agostino); negli anni Ottanta l’area Peep (Piano Edilizia Economica Popolare) sviluppatasi in più stralci nel quadrante tra via Ortigara, via Sottana, via Fornace e via La Motta.
Per comprendere quale sviluppo sia avvenuto nel giro di cinquant’anni si consideri che nel 1963 Padernello contava 1.802 abitanti, diventati 3.087 al 31 dicembre 2013.
Assai rilevante dal punto di vista urbanistico architettonico è stato l’intervento, avviato nei primi anni Duemila, nei pressi di piazza San Lorenzo con la demolizione della fabbrica Montini e la realizzazione di alcuni grandi edifici con abitazioni e negozi, che hanno cambiato il volto di quella porzione del centro di Padernello.

L’area industriale-artigianale San Gotttardo
Negli anni Ottanta nel territorio a sud della strada Castellana, nei pressi di San Gottardo, venne creata anche una grande area per attività artigianali ed industriali. Ed essa ha avuto due ampliamenti successivi: nei primi anni Duemila con l’insediamento a sud della ferrovia dello stabilimento della San Benedetto, produttrice di acque minerali e bibite; intorno al 2009-2013 un’ulteriore estensione verso Paese-capoluogo.

La palestra, il centro sociale, l'oratorio...
Negli primi anni Novanta accanto al cimitero frazionale è stata costruita una palestra, la più grande del territorio comunale, che ha reso possibile un incremento della pratica sportiva a livello locale.
Accanto ad essa qualche anno dopo è stato costruito anche un nuovo campo di calcio, ricavato con un abbassamento dell’area sotto il piano di campagna.
A quel periodo risale anche l’acquisizione da parte del Comune di Paese di villa Montini, in piazza San Lorenzo, destinata quindi ad uso pubblico, con il ricavo di sale riunioni e sedi di attività associative per il tempo libero e la cultura. Attualmente essa è sede dell’associazione Amici degli Alpini di Padernello, del Gruppo Alpini di Paese e dell’ACAT (Associazione Club Alcologici Territoriali).
Nel contesto della piazza si aggiunge anche un’altra, nuova struttura con valenza sociale: nel 2004 viene inaugurato l’oratorio parrocchiale, costruito sul retro della scuola dell’infanzia.